Una delle frasi più ricorrenti che serpeggiava tra le persone che stavo per lasciare quando, per scelta dei miei genitori, ci trasferimmo stabilmente a Pinetamare era: “Il Villaggio Coppola non ha radici”. Negativa era la frase, negativo era il tono. Adolescente legata alle mie abitudini, agli amici, al primo amore che sbocciava e al resto della famiglia, guardavo con esplicita ostilità al cambiamento “imposto” e palesavo in tutti i modi il mio disappunto e la mia insofferenza; inutile era vedere i riverberi del mare, sentire la brezza marina, meravigliosa forse ancor di più nei mesi invernali, inutile era trovarmi in spazi ampi senza traffico, immersa nel verde di una pineta fitta e rigogliosa, tra le dune costiere, inutili erano le attenzioni, la curiosità e l’accoglienza dei miei nuovi compagni di classe. Non mi piaceva! Continuavo a pensare che Pinetamare non era la mia radice, che la sua origine troppo recente non aveva alcuna storia… ebbene nella mia vita ho preso qualche “svista” e questa è stata tra le più evidenti! Giorno dopo giorno mi sono nutrita del bello di questo posto facendolo inconsapevolmente diventare parte di me, del mio essere.Mio padre, ancora una volta, aveva fatto bene ed aveva investito in energia, entusiasmo, in “moneta” su questo territorio nel modo che più gli era congeniale la scuola e la cultura, sposando la sua passione per la geologia e la natura. Amava l’aria di Pinetamare, la visione di quel tappeto verde naturale della pineta che circonda la nostra casa, la calma del luogo, apprezzava l’opportunità che gli era stata offerta di promuovere e offrire al territorio quella scuola che io stessa, come tanti degli associati e dei volontari di I love Pinetamare, ho frequentato. Ed è così che ho imparato il vero senso della parola radice nelle sue diverse accezioni, ognuna delle quali trova la sua giustificazione nell’amore per il luogo. Mio padre ci regalava una qualità di vita che altrove, in quei tempi, forse non avremmo potuto avere.Per questo vorrei rispondere, probabilmente con troppo ritardo e malgrado tutto, ai tanti detrattori di Pinetamare: contrariamente a quanto si pensi ha un’identità propria, sebbene inizialmente fosse una località a vocazione turistica e quindi inteso come luogo di “passaggio” estivo, si è, in men che non si dica, trasformato nella residenza stabile di molti dei suoi vacanzieri. I motivi di questa inversione di rotta sono stati molteplici primo fra tutti l’esigenza di vivere lontano dallo smog, dal traffico, dallo stress delle città, ma per molti anche un’occasione di investimenti immobiliari e commerciali, data anche la sua posizione geografica; così soprattutto, ma non solo, casertani e napoletani (intese come aree e non soltanto come centri città), hanno creato una nuova società, una nuova diversa località e comunità, che, nonostante le diversità, ha saputo trovare nell’amore per questo luogo il suo punto di unione. In botanica il termine radice equivale all’organo delle piante che si addentra nel terreno e ha funzione di sostegno e assorbimento degli alimenti: ecco, i ragazzi che sono cresciuti qui, nelle diverse generazioni (tantissimi ormai ne sono nati), che si sono incontrati anno dopo anno nei momenti di svago sui muretti del centro, che hanno giocato al campetto delle more, che hanno scorrazzato in bicicletta sul lungomare e tra le villette, che si riunivano al cinema Bristol per vedere i nuovi film, che la domenica mattina e alla vigilia di Natale si sono riuniti nelle chiesetta sulla scalinata, hanno alimentato le loro personalità ed esistenze portando una parte delle loro origini e creando una nuova identità sociale proprio a Pinetamare, e Pinetamare è diventato il nostro sostegno, la radice comune, il punto di unione. In anatomia la parola radice si riferisce invece al tratto iniziale di un organo o a quella parte che serve a tenerlo fermo: Pinetamare è il punto fermo per queste generazioni anche quando ormai medici, avvocati, insegnanti, professionisti di ogni genere, piccoli e grandi imprenditori o commercianti sono costretti a lasciarlo, sempre però con uno sguardo rivolto a quel luogo e con un pied-à-terre dove ritornare.In ognuno di noi c’è l’aria e il clima, non soltanto atmosferico, di una comunità che si è costituita via via, che è diventata presto familiare, perché davvero ci si conosceva tutti! Non c’era nemmeno il senso del pericolo tanto ci si sentiva protetti! Per questo motivo l’accezione che preferisco è quella che attiene alla linguistica secondo cui radice è l’elemento irriducibile, presente in tutta una famiglia di parole, portatore dell’idea comune fondamentale, potremmo dire, sostituendo i termini, che Pinetamare è l’elemento presente come nucleo centrale in tutte le persone che vi hanno vissuto e che ne costituiscono la grande famiglia. Quelle stesse persone che mi hanno abbracciato il giorno del funerale di mio padre, in una chiesa lontana, e che mi hanno fatto sentire un profondo senso si appartenenza e rispetto. Anche per questo sono qui a perorare la causa di Pinetamare!Non è questo il luogo per sottolineare quanto fosse ambito anche per set cinematografici e personaggi famosi perché non abbiamo voluto decantare la storia pubblica di Pinetamare ma quella più intima e vera e non vogliamo nemmeno additare i colpevoli molteplici che hanno contribuito al suo degrado, vogliamo soltanto con tutte le nostre forze risollevare e cambiare le sorti di un luogo a noi caro che è la nostra casa e quindi il nostro cuore, ma per questo c’è davvero bisogno dell’aiuto di tutti! Di quelli che ci vivono per custodirlo, di quelli che lo vivono solo per il mare affinché lo lascino in buone condizioni e lo rispettino, di quelli che non ci vivono più ma che ne hanno goduto i benefici, di quanti possono fare e per interesse non fanno, perché I LOVE PINETAMARE!A mio padre, Carlo Cirillo, con tutto il mio amore
Seguite il gruppo di I Love Pinetamare su facebook