3 novembre 2018.
Qualche settimana fa, mi è capitato un brutto episodio di estrema maleducazione in un contesto, quello sanitario, i cui operatori dovrebbero avere, il sorriso, il garbo e la pazienza di accogliere e assistere le persone/pazienti più di quanto non si debbano avere in altri servizi pubblici.
Non avendo la penna e il talento di Balzac, eviterò di entrare nei particolari del fatto riportando solo i momenti salienti e significativi di quanto accaduto: allo sportello per il ritiro dei famaci, dopo aver presentato la documentazione fornitami dalla stessa dottoressa che avevo di fronte (e che ha sbrigato la mia pratica) mi ritrovo sorprendentemente a gestire o meglio subire una crisi di esaltazione a dir poco teatrale.
La dottoressa con frasi sibilline e offensive, tra gesti sguaiati e scortesi, pretendeva un piano terapeutico che le avevo precedentemente lasciato e che, a suo stesso dire, non avrei dovuto ripresentare ai successivi ritiri del farmaco. Sebbene io continuassi con calma a spiegarle che lei stessa avesse dato indicazione di presentare solo un documento, cioè il suo, l’atteggiamento alterato e plateale è continuato in presenza di altri pazienti e ovviamente dei suoi colleghi, i quali a dire il vero sembravano mortificati e al tempo stesso abituati a queste scene(ggiate).
Non saprei dire chi o cosa mi abbia dato la “pazienza” di non restituirle lo stesso trattamento, forse la convinzione che certe situazioni debbano essere affrontate con calma e savoir-faire, che abbassarsi a livelli bassissimi di non-educazione e disumanità possa solo spingerci verso punti di non ritorno e verso uno stato primitivo delle relazioni tra esserli umani, per cui mi sono limitata a replicare con fermezza ai pessimi modi della dottoressa, ringraziando invece chi dopo di lei mi ha assistita come si conviene.
Le persone che, come me, si recano in qualsiasi presidio sanitario hanno già un bagaglio pesante da gestire, quello delle proprie malattie, della stanchezza fisica e psicologica, l’affanno di dover gestire la burocrazia lenta e spesso inutile e la paura del domani. Queste persone meritano tutto il rispetto possibile e non un trattamento come quello che ho ricevuto io. Mi rendo anche conto che il lavoro degli operatori non è sempre facile ma nulla giustifica e consente la maleducazione manifestata e l’offesa arrecatami con gesti e parole intolleranti e plateali come quelle della dottoressa.
Ho segnalato ovviamente a chi di competenza quanto accaduto ed è stato un sollievo ricevere la risposta, il conforto e la vicinanza della dirigente responsabile attraverso queste testuali parole: “Sono tantissime le volte che ricordo ai colleghi di approcciarsi ai pazienti con gentilezza e comprensione perché, quando arrivano da noi, ultimo anello della filiera dell’assistenza, quella deputata all’erogazione della terapia, sono ormai stressati dalle lunghe attese, dal peregrinare tra le varie strutture sanitarie , dalle preoccupazioni e dalla malattia. Chiedo scusa alla signora per quanto accaduto e di cui ne è stato chiesto conto alla dott.ssa […] nel contempo ringrazio per la segnalazione che sicuramente servirà da monito a tutti gli operatori e che dovrà essere presa come spunto per migliorare le nostre prestazioni.”
È confortante sapere che c’è chi raccoglie le nostre segnalazioni e difficoltà nel comune intento di voler migliorare le cose ed evitare che certe situazioni spiacevoli possano ripetersi, per questo la ringrazio vivamente.
Il mio augurio è che questi sgradevoli episodi, come molti altri di inciviltà e non professionalità, si riducano con il tempo fino ad azzerassi; tuttavia per arrivare a ciò è necessario che ognuno faccia la sua parte anche quella non facile di segnalare gli abusi, il mancato dovere, la trasandatezza, la non trasparenza delle procedure e tutto quanto porti alla decadenza sociale e civile delle nostre città e della nostra nazione. Tutti siamo chiamati ad essere cittadini attivi e costruttivi non soltanto criticoni passivi di quanto ci circonda!