L’apprezzamento unanime della prestazione sanremese dell’attore Pierfrancesco Favino mi ha enormemente rallegrata e, ancor di più, gratificata; da tempo, infatti, seguo e sostengo il talento versatile di questo artista italiano che vanta ruoli in grandissime produzioni anche americane ed ovviamente mi unisco al coro dei consensi che l’artista ha raccolto in occasione della più popolare gara canora italiana. Tuttavia, approfittando di questa grande eco di ovazioni, colgo l’occasione per fare qualche amara considerazione che oltrepassa i confini dello spettacolo.
La prima è il sentimento di “sorpresa” suscitato dalle performances dell’attore, per coloro che lo stimano e seguono già da un pò di tempo le sue “esibizioni” sono state una conferma alquanto scontata: la sua capacità di passare da un registro interpretativo all’altro facendoci ridere, piangere e sognare con le note del sax e poi ancora cantare, erano e sono cosa nota da tempo! Per questo mi chiedo: “è mai possibile che nel nostro bel paese per apprezzare il patrimonio di artisti italiani ci sia bisogno del festival di Sanremo?” Com’è possibile che per “promuovere” la nostra arte ci sia bisogno di una “trasmissione nazional-popolare”?
A tal proposito un ringraziamento va al direttore artistico Claudio Baglioni che ha avuto, tra le altre cose, il merito di usare questa vetrina musicale per “svelare” la bravura dell’attore alla stampa nazionale, tanto “sorpresa”, e che ancora oggi (CorriereTV- Pierfrancesco Favino dopo Sanremo, imita capo Elkann da Cattelan ed è irresistibile) continua a stupirsi…
La seconda considerazione viene dalla capacità tutta italiana di meravigliarsi quando le cose funzionano; stando agli ascolti e alla critica il Festival di Sanremo 2018 è stato un successo su più fronti: la gara tra le canzoni (la musica finalmente protagonista!), la conduzione, gli ospiti… un trionfo insomma tale da invitare Baglioni ad organizzare anche il prossimo.
Le cose, carissimi tutti, funzionano quando si lavora bene, quando si organizzano e si programmano nei particolari, prevedendo eventuali problemi perfino le incognite, lavorando e lavorando ancora, perché, carissimi tutti, e in modo particolare mi rivolgo ai giovani, non c’è successo senza lavoro e sacrificio!
Terza, e ultima, riflessione…i professionisti seri e preparati in Italia esistono e non dovremmo stupirci per il loro buon operato; medici, giudici, docenti…, per citare alcune delle categorie più tartassate, che si impegnano ogni giorno per far funzionare ospedali, tribunali e scuole ci sono ma sono purtroppo pochi e spesso in fuga! Per questo quando abbiamo la fortuna di trovarci di fronte a casi di buon lavoro ci stupiamo tanto. Sono i numeri, ahi noi!, a punirci cosicché quello che dovrebbe essere ai nostri occhi normale (professionalità, preparazione, umanità e correttezza) diventa straordinario.
Augurandoci di vivere una straordinaria normalità… ci complimentiamo con Favino!