11 ottobre 2024
Da sempre, quando mi imbarco nell’avventura di scrivere qualcosa, mi accompagna un amico affidabile e fedele, un compagno di scrittura che mi aiuta in caso di dubbio o, peggio ancora, se mi mancano le parole; che si tratti di un racconto breve, d’un articolo o di un testo per la scuola, il mio amico dizionario è sempre accanto a me.
La sua compagnia mi arricchisce dandomi la padronanza di cui ho bisogno per esprimere con più veemenza le mie posizioni e con maggiore spessore le mie idee ma anche per soddisfare la mia curiosità svelandomi il significato di parole ancora sconosciute.
Le parole mi affascinano, gli eloqui ben fatti catturano il mio interesse!
Sull’onda di queste riflessioni ho deciso di dedicare questo mio editoriale alle parole, strumenti indispensabili della nostra vita sociale, personale, intima, affascinanti suoni che si organizzano graficamente su un foglio, uno schermo, un manifesto, si articolano e ordinano in una canzone, una poesia o un discorso rimandando a significati manifesti o nascosti e veicolando informazioni, conoscenze ed emozioni. Quanto potere! Eh sì, le parole sono potenti e, come ogni potere, possono essere deleterie o giovevoli e, dunque, vanno soppesate; una parola “di troppo” può scatenare un conflitto, la parola “giusta” può sollevare da un’angoscia, la “mala parola” offendere, la “parolina” ora affettuosa ora ironica può sciogliere il ghiaccio oppure disapprovare. Le svariate espressioni che usiamo abitualmente nei nostri discorsi proprio con il termine “parola” ci danno la misura di quanto essa sia importante: basta la parola, parole sante, parole di fuoco, libertà di parola, nel vero senso della parola, misurare le parole, mettere una buona parola, dare la parola … Sono certa che vi basterà pochissimo per trovarne tante altre. Negli ultimi tempi, sempre più spesso, in contesti purtroppo drammatici, ho letto sui giornali o ascoltato in TV, storie di persone “schiacciate dal peso delle parole” o ancora che “le parole hanno avuto un peso enorme sugli eventi”; stando al mio amico dizionario il termine indica generalmente, nei diversi ambiti, la forza di gravità o il carico, in senso metaforico l’oppressione o anche il valore e l’importanza, perfino la capacità di influire su persone e situazioni; mi sono quindi ritrovata a riflettere su questi due termini peso e parole, per ritornare, poi sul verbo soppesare e sul suo senso figurato di “considerare attentamente”, “valutare”. In un mondo migliore ogni individuo saprebbe quanta importanza hanno le parole e quanto importante sia “considerarle attentamente”,“valutarle” prima di esternarle: politici, educatori, medici, opinionisti, “influencer”…, tra amici e in famiglia o sui social che amplificano il loro potere, tutti dovrebbero imparare a scegliere le parole prima di proferirle per non offendere, umiliare, biasimare e in egual misura per incoraggiare, motivare, confortare. In quanto insegnante so bene che le mie parole possono affossare l’autostima o il talento di un mio alunno ma so anche che possono elevarlo alla sua massima espressione e renderlo fiducioso verso se stesso e gli altri. È la seconda direzione che mi impegno a percorrere. Impariamo a rispettare le parole, a sceglierle con estrema attenzione ad usarle nei giusti contesti; in merito ai tempi tra la scelta delle parole e la loro espressione beh mi rifaccio alla prima accezione che il mio amico dizionario Treccani mi fornisce del verbo soppesare : “Alzare e abbassare per due o tre volte la mano su cui si tiene un oggetto, bilanciandolo per sentirne e calcolarne approssimativamente il peso” che in termini di pensiero e parole potrebbe corrispondere alla famosa frase dei nostri nonni “conta fino a 3” o alla più popolare strategia di contare fino a dieci prima di parlare!