In queste ultime settimane tanti incalzanti provvedimenti sono stati presi dal nostro governo su più fronti: sanità, economia, scuola…
Non mi soffermo sui primi due, sui quali ci sarebbe pure molto da argomentare, ma avendo una cognizione maggiore dell’ultimo preferisco esprimere le mia modesta opinione sul « comparto » scuola.
Il nostro governo ha stanziato 85 milioni a sostegno della scuola di cui, più nel dettaglio, (dati ufficiali) “5 milioni di euro nel 2020, a formare il personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica a distanza.”
Qui c’è la mia nota dolente, il boccone amaro, la spada di Damocle… ecco proprio sulla formazione dei docenti un brivido di freddo percorre la mia schiena, preannuncio di una nuova, inutile, dispendiosa manovra che serve ad arricchire pochi impreparati ed eletti colleghi (sempre gli stessi peraltro) che propinano sempre le solite lezioni, confezionate da anni e nemmeno aggiornate con nozioni di cui la rete è piena.
I cosiddetti esperti che dovrebbero avere informazioni e/o conoscenze e competenze diverse da noi docenti “normali” e che con la loro particolare esperienza ci dovrebbero condurre alla scoperta di nuove sconosciute frontiere.
Orribile fregatura che si intravede all’orizzonte, anzi la distinguo già chiaramente e a breve e termine, e di cui ahimè conosco troppo bene l’andazzo; negli ultimi anni, infatti, ho seguito una serie di questi “fondamentali” corsi di formazione obbligatori durante i quali ho dovuto sorbirmi una valanga di sciocchezze e inutilità oppure informazioni, strategie e metodologie didattiche di cui non solo ero già a conoscenza ma di cui faccio ampio uso già da anni (come me tanti altri) tutto questo, ciliegina sulla torta, in periodi di attività didattica intensa (inizio anno scolastico , tra programmazioni e avvio delle lezioni o, peggio ancora, a ridosso della fine del quadrimestre. Memorabili sono state alcune lezioni, tra le tante infelici, mi piace citare quattro incontri di 3 ore, per parlare della navigazione in incognito, 12 ore a cliccare sulla stessa finestra…oppure, altro osceno corso, 25 ore di lista di siti sui cui andare per imparare la storia e la teoria di una metodologia ormai applicata da anni, insomma la scoperta dell’acqua calda!, come se non fossimo in grado di cercare nella rete. Peggio mi sento quando si tratta di promuovere un’applicazione perché è la sola che il nostro esperto conosce, poco importa se può essere applicata nelle classi del corsista o nel grado di istruzione a cui appartiene!
Insomma tante ore sottratte alla vera formazione, al mio insegnamento, ai miei ragazzi perché, che ci crediate o no, alla fine non solo sono costretta a seguirlo ma lo faccio anche con serietà cercando di produrre materiali e prodotti finali (quelli che poi i brillanti esperti useranno per i loro corsi successivi e per anni successivi). Tra colleghi si parla tanto e ci si passano informazioni sui formatori e sui contenuti…e certe cose ormai si sanno!
Detto ciò voglio anche sottolineare che non sono contraria alla formazione e all’aggiornamento professionale al contrario, sono consapevole dell’importanza che comportano per la qualità di qualsiasi lavoro, sono difatti continuamente alla ricerca di nuovi modi di insegnare, di piattaforme e applicazioni innovative e coinvolgenti per i miei alunni con cui mi piace sempre sperimentare, così come trovo stimolante e arricchente il confrontarmi e condividere con i colleghi; ciò che letteralmente invoco è piuttosto una formazione vera fatta da veri esperti, aggiornati, motivati e concreti che “sappiano” e “sappiano fare” e non persone reclutate tra i soliti noti quelli che ormai vengono chiamati ad oltranza solo perché fanno parte del “giro” e delle conoscenze di quei dirigenti che “filtrano” i fondi stanziati nelle loro scuole, con le carte sempre in ordine, le famose carte apposto, ma che sono lontane dal fare la qualità della formazione e quindi della scuola.