Ciò che nasce buono non sempre resta tale…Per sua naturale conformazione, l’essere umano è in perpetua trasformazione e, per suo agire, ciò che lo circonda subisce altrettante metamorfosi; scienza, medicina, tecnologia, arte, (per citare solo alcuni ambiti) mostrano come l’uomo abbia raggiunto, nel tempo, successi impensabili e insperati partendo talvolta da situazioni nefaste.
Tuttavia questo stesso “talento” si applica anche e purtroppo in senso contrario cosicché consuetudini nate con le più sane intenzioni vengono alterate e svilite nei loro aspetti benefici e positivi; tra queste si colloca quella che va sotto la denominazione di “regalia”.
Partiamo dal significato del termine. Il dizionario Treccani, in una delle sue accezioni, riporta letteralmente quanto segue: Regalo che si fa a un dipendente come compenso di servizi prestati (ha sign. più generico, poiché non indica necessariamente dono in danaro, e talora più nobile che mancia) […] In partic., nell’uso marin., il regalo che il proprietario di un carico fa al capitano della nave, che ha trasportato con cura al porto di destinazione le merci a lui affidate.*
In questo senso l’origine dell’usanza assume una sfumatura finanche sentimentale: “dopo un lungo e tortuoso viaggio nei mari in tempesta, tra caldi tropicali e freddi glaciali, il carico tanto amato e prezioso, arriva integro in porto. La gratitudine verso il capitano per aver trasportato la merce con accortezza e competenza viene ricambiata dal proprietario col cuore in una mano e un regalo nell’altra.”
Niente di più sano e disinteressato!
E cosa c’è di più gratificante per un dipendente solerte, competente e capace, ricevere un premio, un regalo, per il lavoro profuso?
Sana regalia.
Che gioia poter manifestare con un dono la nostra riconoscenza a quel medico, volendo fare un esempio, che ci ha dedicato tempo, attenzioni, professionalità ben oltre le sue mansioni e disponibilità, curando malattia e malato!
Regalia sana (in tutti i sensi!)
Eppure, dicevamo, ciò che nasce buono non sempre resta tale e perfino i significati delle parole subiscono delle alterazioni, corruzioni, distorsioni (a voi la scelta lessicale) di senso nella loro applicazione. Con il tempo, infatti, negli ambienti più diversi la consuetudine della regalia ha subito quell’involuzione in cui il seme della corruzione prevale su ogni sana propensione e idea.
Prendiamo l’esempio del dipendente e spostiamo la prospettiva inquadrandola nell’ottica del furbo di turno. Cronologicamente siamo a ridosso delle festività di Natale (tra i vari esempi riportati nei dizionari vi è infatti sovente la regalia natalizia).
Pare che questo periodo dell’anno mascheri meglio alcuni meccanismi; nel clima di festa, di buonismo, di leggerezza di spirito, si usa “donare”, a “certi” sottoposti, un qualsivoglia presente accompagnandolo con quel tacito pensiero secondo il quale per evitare ostruzionismo o, peggio ancora, per aver taciuto su determinate mancanze e/o errori si “ricambia” con una strenna.
Regalia distorta.
Ovviamente il ruoli sono interscambiabili perché anche i sottoposti elargiscono omaggi ai propri superiori, – cambia il punto di vista ma non la sostanza – l’omaggio testimonia di favori ricevuti o ostruzionismo mancato.**
Regalia distorta.
Che dire poi di quella bestiale usanza, attuata nei reparti ospedalieri, per la quale “certi” infermieri pretendono “garbatamente” pensierini per l’assistenza di notte ai pazienti non autosufficienti.
Regalia distorta anzi estorsione materiale e psicologica.
Tutti i settori sono parimenti interessati (istituzioni scolastiche, uffici pubblici e privati, ecc) in diversa misura e forma, da questa consuetudine balorda e involuta che, seppur esistente anche in altri paesi, assume nel nostro “bel paese”, forme estreme e maggiormente diffuse finendo col farci etichettare tutti come furbi e approfittatori.
La triste verità è che chi pratica la regalìa lo fa a soli fini personali perché trovandosi in situazione di vizio (di forma e di contenuto), ed essendo in difetto voluto, ha bisogno dell’altrui appoggio per mascherare la propria inadempienza o la propria colpa e siccome dalle nostre parti, vi è una fortissima concentrazione di tali figuri, la situazione diventa intollerabile per quanti si astengono per onestà e trasparenza a questa forma di corruzione. A questi ultimi va la mia solidarietà e considerazione, a loro il mio appoggio e sostegno, a loro il mio assoluto rispetto! La lotta alla regalìa è dura e assolutamente impari ma bisogna comunque imbracciare le impopolari armi della cultura, dell’educazione, dell’onestà e ostacolarla magari, con un pizzico di perseveranza, si riesce perfino ad eradicarla.
Via Via la regalìa!
*Per completezza di informazione riportiamo anche l’altro significato: – Nel medioevo, i diritti spettanti ai re e all’imperatore in quanto titolari della sovranità (per es., battere moneta, nominare giudici, fissare e riscuotere tributi, disporre dei beni rimasti vacanti): potevano essere delegati per concessione o privilegio e venivano frequentemente usurpati. Come categoria giuridica, sono definitivamente scomparsi nell’Ottocento in seguito al consolidarsi della moderna dottrina del diritto pubblico.
**La storia insegna che le regalie venivano fatte ai “superiori” dai propri sottoposti, pur mantenendo sotto certe forme tale pratica, oggi sono anche i subalterni a ricevere “doni”.