Da bambina associavo l’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, al momento in cui cominciava il periodo natalizio con i suoi addobbi, le luminarie, la casa vestita a festa, i regali e le riunioni familiari; da 10 anni l’8 dicembre è il giorno in cui ho perso il mio punto di riferimento, la radice della mia famiglia, il mio faro: il mio adorato papà. In questo decimo anniversario voglio ricordarlo con tutto il mio amore e non attraverso le mie parole, sembrerebbero di parte e poco obiettive, ma attraverso quelle di una persona che lo ha conosciuto, stimato, voluto sinceramente bene.
A distanza di tanti anni, riporto integralmente una lettera che nei giorni di Natale del 2003, ha riscaldato il mio cuore nel momento peggiore della mia esistenza, ringrazio ancora infinitamente Gabriella per averla spedita a me e alla mia famiglia…
Gentile famiglia Cirillo
Vi scrivo queste poche righe per esprimere il mio dolore e per partecipare al Vostro .
Ho voluto evitare l’invio di uno sterile telegramma di condoglianze perché, penso, il “Mio Preside” meritava qualche cosa di più.
Ho avuto l’onore di averLo come Preside per dodici anni, e posso dire senza dubbio alcuno: ho conosciuto un “Vero Signore”.
Mi è sempre stato vicino, mi ha insegnato come stare in classe, a compilare un registro e a reagire, o non reagire, quando ero attaccata. Ricordo quando gli consegnai la mia prima relazione scritta a computer, per me questo grande sconosciuto, piena di errori e mal impaginata, mi guardò con affetto e mi spiegò come e cosa dovevo cambiare. Con la sua vasta cultura era pronto a darmi una risposta su ogni argomento; con il suo sorriso paterno e sornione riusciva a tirarmi le orecchie dolcemente. Solo una volta l’ho sentito alzare la voce con un ragazzo, che aveva esagerato: non era nel suo stile.
Tante volte ho fatto il membro interno agli esami e quante volte l’ho sentito battersi per ragazzi che per cinque anni gli hanno dato il tormento, perché sempre nei corridoi, scostumati o arroganti, ragazzi che non hanno mai saputo che Lui era il loro “Angelo Custode”.
Spesso passavo le mie ore libere a chiacchierare con Lui in presidenza. Ricordo, come fosse ora, ciò che mi raccontava di Lina o di Antonio, le sue speranze, i suoi desideri e rivedo lo sguardo del padre fiero, innamoratissimo della sua famiglia. Durante le ore di lezione spesso qualche ragazzo mi chiedeva di parlarmi in privato: il Preside improvvisamente compariva, ufficialmente ci invitava a rientrare in classe e successivamente voleva sapere in che modo si poteva aiutare quel ragazzo. Mi ripeteva spesso. “Le devo aprire un ufficio per sfoghi e consigli”..
Ogni volta che c’era un pranzo organizzato dai ragazzi cercavo di farlo intervenire ma, solo a casa di Marseglia venne per una breve apparizione: sapeva che se voleva mantenere ordine e disciplina non poteva essere troppo vicino ai ragazzi, ma voleva che noi docenti lo fossimo.In questi ultimi tre anni non ci eravamo più visti.
Erano diversi giorni che sentivo il desiderio di salutarLo, forse era Lui che idealmente mi chiamava. Ho solo il rammarico di non aver telefonato in tempo per salutare, per l’ultima volta, il “MIO PRESIDE”.
Vi sono vicina con stima ed affetto perché anche io, come Voi, ho perso un Amico, un Padre, una Guida.
Gabriella Beatrice