La giornata di oggi è stata apparentemente normale: solite azioni, qualche novità, solite cose e per lo più soliti pensieri (molti a dire il vero, veramente felici!) tuttavia una sensazione strana e un pensiero in particolare hanno turbato e reso l’atmosfera di queste ore decisamente “singolare”. Stasera alle 20h papa Benedetto XVI conclude il suo ministero. Wow! davvero inconsueto e per tanti aspetti destabilizzante; in questo clima di precarietà generale, di squilibri emotivi, di instabilità economica e politica, la certezza di avere il papa preso nelle sue attività, vigile sui tanti problemi di morale, etica e politica, perché custode delle anime cristiane e capo di stato, tutto ciò finché morte non sopraggiunga, dava a tutti noi, al di là della fede, l’idea che almeno certe cose restano stabili, immutate nei secoli seppur in costante adattamento ai tempi.Per secoli, fedeli e laici hanno assistito al susseguirsi di un papa dopo l’altro, alle loro imprese più o meno storiche, più o meno condivisibili, ma tutti hanno avuto la consapevolezza di un percorso che soltanto la morte appunto avrebbe potuto concludere. Nella memoria recente l’immagine di papa Giovanni Paolo II, ricurvo sotto la sua croce, aveva rafforzato questa idea. Invece…Ed ecco perché quando l’11 febbraio la mia “fonte”, spesso goliardica, mi ha dato la notizia delle dimissioni del papa ho creduto che mi stesse maldestramente (il che non è proprio da lui!) trascinando nel pieno delle facezie carnevalesche essendo, quel giorno, la vigilia di “martedì grasso”. “Ma dai! Chi vuoi prendere in giro…” era stata la mia replica, poi in un minuto impazzavano le edizioni straordinarie dei TG e il web era nel caos con la notizia che rimbalzava da un sito all’altro, da una fonte all’altra.Dall’11 ad oggi ho metabolizzato, come tanti, le dimissioni del papa, ho compreso la sua scelta razionale e combattuta, la sua personale convinzione che un tale compito può essere svolto soltanto in salute, con forza fisica e lucidità mentale, senza manipolazione alcuna; ho così apprezzato il suo gesto coraggioso.Ma, come molti altri, mi sono chiesta se siano state solo queste le motivazioni di un gesto così eclatante o se anche altre ragioni, conflitti, giochi di potere e ruoli, non estranei e nuovi nella memoria storica della Chiesa, abbiano contribuito alla decisione di Benedetto XVI.Sono, ad ogni modo, vicina a questo papa che con semplicità, garbo, umiltà, intelligenza e cultura ha saputo entrare nel cuore e nella stima della gente gestendo la pesante eredità di un predecessore carismatico; ammiro il modo in cui ha gestito la sua scelta, mi ha riscaldato il cuore quando ha detto che “sarà vicino ad ognuno di voi nella preghiera”. Eppure non riesco ad immaginare che in qualche posto papa Ratzinger continuerà a custodire tante verità, continuerà a vivere e convivere con ciò che è stato e che fondamentalmente è, perché si resta papa fino all’ultimo respiro anche nella nuova condizione di “semplice pellegrino”.